LA REZDORA

La figura femminile più emblematica della tradizione Emiliano Romagnola 

PERCHÉ SI CHIAMA COSÌ E COSA RAPPRESENTA LA REZDORA

Rappresenta la figura femminile più emblematica delle antiche tradizioni culinarie e casalinghe della nostra Regione, l’Emilia Romagna: se si pensa alla rezdora viene subito in mente una donna molto abile in cucina, indaffarata nella preparazione di qualche ricetta tipica o nelle faccende di casa e famiglia. Il termine rezdora ha però un significato molto più denso di sfaccettature e sembrerebbe risalire addirittura alla società emiliana rurale dei secoli passati. I termini dialettali rezdora, resdora, arzdoura o arzdaura sono legati ad una figura che ha avuto un ruolo molto importante nella storia dell’economia rurale del nostro territorio: derivano dal verbo latino regere, che vuol dire dirigere, e delineano quindi questa figura come la persona che affiancava il rezdor, cioè il capofamiglia, nella gestione della vita famigliare quotidiana con il compito di amministrare la casa ed essere responsabile di tutto quello che accadeva all’interno delle mura domestiche. In campagna le famiglie erano estremamente numerose e la rezdora, essendo appunto la moglie del capo, conservava le chiavi della spartura cioè il posto dove si teneva il pane. Si occupava poi degli animali, andava al mercato a vendere i prodotti della propria terra e provvedeva alla spesa quotidiana per permettere alla famiglia di mangiare. Era senza dubbio una figura di estrema importanza. 

LA REZDORA: UN PILASTRO DELLA COMUNITÀ 

Alla rezdora spettava quindi la gestione della casa e dei figli, della dispensa, degli orti e dell’aia: non soltanto però una donna di casa o una brava cuoca, ma un vero pilastro dell’economia famigliare, un punto di riferimento per l’intera comunità. Nell’immaginario collettivo dei tempi passati e non soltanto in quello emiliano, era una donna decisa e allo stesso tempo gentile, energica, in grado di affrontare tutte le sfide e le difficoltà della vita sia con il corpo sia con la mente. Oggi, dopo la scomparsa della tradizionale famiglia patriarcale contadina, la figura della rezdora così descritta sta sempre più scomparendo anche se il termine continua ad essere utilizzato per indicare generalmente una brava massaia e un’ottima cuoca. Rimane quindi la memoria storica di un termine quasi mitizzato: la rezdora, la mamma, la nonna, è una donna amata, il perno su cui ruota tutto il patrimonio e la tradizione gastronomica della nostra Regione. 



UN PONTE PER LA TRADIZIONE, TRA PASSATO E PRESENTE

Se anche i tempi odierni non rappresentano proprio il luogo ideale in cui trova spazio la figura della rezdora, è di fondamentale importanza portare avanti le tradizioni e tramandare ciò che queste donne hanno fatto e rappresentato per le nostre comunità, costruite e fondate in larga parte grazie al loro sapere e instancabile tenacia. Se parliamo di principi e modi di fare ecco che possiamo quindi trarre spunto per imparare ad aiutarci gli uni gli altri, per trovare momenti in cui stare insieme e per cercare di affrontare le difficoltà con animo forte e gentile. Se parliamo di tradizioni culinarie, invece, pensiamo a quanto ancora oggi è significativo e bello gustare le antiche ricette tipiche della nostra terra radunati intorno al tavolo delle feste, che siano quelle dei tortellini, dei tortelloni o del gnocco fritto: sforziamoci di conservarle e affidiamole a chi verrà dopo di noi perché, in questo modo, porteremo avanti non solo gusti e sapori della nostra tradizione ma una memoria fatta di grande sensibilità umana e quel senso di comunità necessario per il futuro di tutte le generazioni.