Eretici maranellesi

Nel 1498 ha luogo il primo processo per eresia nei confronti di una maranellese, Orsolina Bernardi: ne seguiranno altri 52. Le accuse più frequenti, la magia e la bestemmia.

Alla fine del ‘400, oltre agli Statuti e alle regole per la comunità, nella società si affaccia un’istituzione che fa paura e che risponde solo a norme proprie. È il Tribunale della Santa Inquisizione, istituito per i reati di eresia e affini, e anche Modena ne diventa sede.

La Storia conta 53 imputati maranellesi processati al Tribunale di Modena nell’arco di tre secoli. Il numero si attesta nella norma. La prima di cui si ha notizia è una donna: Orsolina Bernardi, che “con fatture sanava gli infermi”, processata e torturata per stregoneria nel 1498.

Il reato di magia e stregoneria è il più frequente fra le donne di Maranello portate a processo, mentre sono numerosi gli uomini maranellesi imputati per bestemmia. La Storia conferma che in tutto si ebbero, fra gli abitanti di Maranello, 21 imputati per Bestemmie, 12 per Magia e 3 per Eresia Manifesta. Quest’ultima definizione incorporava a sua volta molte accuse diverse fra cui la bigamia, la superstizione e l’inosservanza ai precetti della Chiesa.

Il maranellese più celebre trascinato a processo fu proprio accusato di Eresia Manifesta: l’umanista Gian Maria Tagliati, notaio e precettore, che si salvò dalla morte abiurando nel 1567. Fu il quarto processo di un cittadino maranellese al cospetto dell’Inquisizione di Modena. Per arrivare all’ultimo imputato, invece, bisogna aspettare il 1772: il mercante di frumento Stefano Montorsi di Gorzano, accusato di profanazione ereticale.

 

Bibliografia
Silvano Soragni “Maranello. Dal Castello feudale… al Maestro Giuseppe Graziosi”, Artioli, 2007.

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