L’omicidio di San Venanzio

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Nel 1922 due simpatizzanti socialisti vengono uccisi a San Venanzio da un commando fascista, i cui componenti godranno dell’amnistia proclamata l’anno successivo.

All’inizio degli anni ’20 Maranello è ancora in bilico fra passato e futuro. La città ha mantenuto la sua identità agricola, imprese di altro tipo ce ne sono ancora poche: la maggior parte nasceranno nel decennio successivo. Dopo la vittoria del Partito Popolare nel 1920, il Partito Fascista comincia a fare presa anche qui. E arrivano anche i primi episodi di violenza.

È il 20 agosto 1922 quando uno squadrone fascista si fa accompagnare da Maranello a San Venanzio. Una volta arrivati a destinazione, presso l’osteria, i membri del commando aprono il fuoco prima di darsi alla fuga. Ma non si tratta di un’azione casuale, gli obiettivi sono chiari.

Nell’agguato perdono la vita due simpatizzanti socialisti, il bracciante Adelmo Benevelli e il calzolaio Giovanni Romani. Gli autori dell’agguato vengono individuati e condotti davanti alla Giustizia. Tuttavia, l’amnistia per i delitti di stampo fascista ottenuta da Mussolini nel 1923 fa sì che i responsabili non paghino per il loro crimine.

 

Bibliografia
Silvano Soragni, “Maranello, 1860… da Libero Comune a laboriosa città”, Artioli Editore, 2011

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